Data  06/02/2017 23:46:53 | Sezione Entrate Entrate

Le confessioni di Visco e Tremonti


Il Fisco di Tremonti e di Visco.
Il Fisco di Tremonti e di Visco.

In due articoli pubblicati su IL SOLE 24 ORE del 2 febbraio 2017, Visco e Tremonti fra confessioni, pentimenti mal celati e nuovi errori, si confrontano su una fiscalità che hanno contribuito a distruggere. Fra loro due, ecco la vox clamantis del Segretario Generale della Federazione DIRPUBBLICA, Giancarlo Barra.




Su IL DIBATTITO E LE IDEE di IL SOLE 24 ORE del 2/02/2017 Giulio Tremonti e Vincenzo Visco sembrano condividere l’opinione in base alla quale è cosa “fantastica” parlare di recupero dell’evasione da parte dell’Agenzia delle Entrate quando l’importo di imposte evase si aggira su 140 miliardi di Euro. Mentre, però, Vincenzo Visco, che potremmo definire il “padre” delle Agenzie Fiscali (che videro la luce il giorno di capodanno del 2001), sembra deluso poiché la sua creatura preferita (l’AdE) non avrebbe posto in essere una serie di accorgimenti tecnici (che minuziosamente elenca); l’altro, che a suo tempo fece una sterzata post elettorale (poco prima delle elezioni del maggio 2001 si disse contrario al neonato progetto Visco; poi, a giugno dello stesso anno, da Ministro dell’Economia, cambiò idea) si sorprende e tesse le lodi di un Istituto la cui importanza strategica supererebbe quella della Banca d’Italia! Secondo Tremonti, il problema del mancato recupero dell’evasione fiscale è da attribuirsi a “la drammatica e ancora in essere carenza degli organici dirigenziali (ancora solo 300 sui 1200 previsti a regime)”, una situazione che si sarebbe venuta a determinare …. “non per sue negligenze”.

Mah! Come si può sostenere una cosa del genere? Dimentica l’ex Ministro che l’Agenzia delle Entrate, dalla data della sua costituzione, non ha svolto un solo concorso legittimo? Neppure quando il Parlamento le aveva confezionato un “salvacondotto” per bandire (dopo il caos degli incarichi dirigenziali) un concorso legittimo entro il 31/12/2016? Alludo, ovviamente, all’art. 4 bis del DL 19 giugno 2015, n. 78.

Perché sarebbero necessari 1200 dirigenti quando le direzioni provinciali sono 93, e le direzioni regionali sono 20? È vero che l’Agenzia delle Entrate, in un unico Ufficio mette in sottordine uno o più dirigenti al direttore provinciale, ma questa costituisce un’altra violazione di legge, essendo il dirigente una figura monocratica, che non ha superiori gerarchici (vedi l’articolo 17 del d.lgs 165/2001).

L’evasione fiscale non si combatte con i dirigenti i quali, per antonomasia, debbono essere pochi, ma con funzionari, analisti di bilancio super preparati in economia e diritto e fortemente motivati da carriere importanti quanto legittime. Anche la strategia “aziendale” è tutta sbagliata! Non si combatte l’evasione incrementando le disposizioni normative e moltiplicando i vincoli per i contribuenti (come vorrebbe Visco), ma eseguendo un’attività di accertamento fiscale intelligente (senza l’obbligo della produzione numerica) rivolta principalmente verso le grandi imprese di produzione di beni e di servizi. Faccio un esempio: se un prosciuttificio immette nel mercato 100 prosciutti in nero, vale la pena fare un accertamento solo alla fabbrica o 100 accertamenti a norcini e pizzicagnoli? C’è anche un’altra ragione di ordine comportamentale che dovrebbe indurre a seguire questa strada. Un commerciante (piccolo o medio) quando evade, di solito, ingrandisce i propri impianti, assume nuovi lavoranti e, di conseguenza, incrementa le vendite; per cui, se non si realizza appieno la redistribuzione del reddito, almeno si riversa la ricchezza evasa, indirettamente e seguendo strategie private, alla società. Nel caso, invece, di una grande impresa, l’evasione fiscale è il mezzo attraverso il quale si costituiscono fondi in nero per finanziare la corruzione nazionale e internazionale o per realizzare altri tipi di illecito (vedi il caso della PARMALAT, che non risulta essere stata verificata, né prima dal Ministero delle Finanze, né dopo dall’Agenzia delle Entrate).

Orbene, è vero che la tutela della fiscalità assume una valenza strategica superiore a quella per cui è stata costituita la più antica autority nazionale, come la Banca d’Italia, ma per questo è assolutamente inidonea l’Agenzia delle Entrate che oltre a credere di essere una sorta di azienda di recupero crediti, avvilisce e mortifica il proprio Personale con ogni sorta di illegittimità. Ciò che si può fare, in questo campo, è assegnare la tutela dei tributi ad un Dipartimento ministeriale, dotato di Personale governato dal diritto pubblico, sottoposto alla responsabilità politica di un apposito ministro o sottosegretario.  La peculiarità del pubblico impiego trova fondamento nella Carta Costituzionale che dedica numerose norme a tutela di questo tipo di rapporto, le più importanti delle quali sono quelle contenute nell’art.54, che stabilisce il dovere per i cittadini cui sono affidate pubbliche funzioni, di adempierle con disciplina ed onore; nell’art. 97 che fissa, tra l’altro, la regola del pubblico concorso per accedere al lavoro pubblico; nell’art.98 che sancisce che i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, consacrando in tal modo la funzione del rapporto di lavoro del pubblico impiegato, cui vanno ricompresi i dirigenti, alle esigenze e alle finalità non della singola Amministrazione, ma della Nazione (certi vocaboli non erano utilizzati a caso, dai Padri costituenti).

Roma - 06/02/2017

Giancarlo Barra - Segretario Generale della Federazione DIRPUBBLICA

‹‹Italia, la forza del nuovo Terzo stato››, intervista a Giulio Tremonti da parte di Roberto Napoletano su “Commenti e Inchieste” di IL SOLE 24 ORE di sabato 13 gennaio 2001. “Domanda. Per una volta, professor Tremonti faccia un fioretto: lasci perdere le polemiche e riconosca che Visco ha cambiato l’amministrazione finanziaria e ha stanato gli evasori... - Risposta. Ha rinnovato l’amministrazione finanziaria? La mia convinzione è che la privatizzazione della funzione fiscale sia stata un grave errore. La Thacther disse: se lo Stato non fa nemmeno questo, che cosa ci sta a fare? In ogni caso si tratta di materia governata da riserva di legge: inserire una logica di budget in questo campo significa mettere in gioco principi fondanti. Come direbbe Amato: purtroppo c’è la Costituzione”

Allegati:

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(Il Fisco della DIRPUBBLICA - 611,4Kb)



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